mercoledì 1 maggio 2024

 

IL LAICATO NELL’ALTO MEDIO EVO

                                                                                                     

Testi di riferimento:

 

J. CHÉLINI, Les laics dans la societé ecclésiastique carolingienne : I laici nella “Societas cristiana dei secoli XI e XII. Atti della terza Settimana internazionale di studio, Mendola, 21 - 27 agosto 1965, Milano 1968, 23-55

Y CONGAR, Per una teologia del laicato, Brescia 31967

Y. CONGAR, Les laȉcs et l’ecclésiologie des “Ordines” chez les théologiens des XIe et XIIe siècles: I laici nella “Societas cristiana dei secoli XI e XII. Atti della terza Settimana internazionale di studio, Mendola, 21 - 27 agosto 1965, Milano 1968, 83-117

Y. CONGAR, L’ecclésiologie du Haut Moyen Ȃge, Paris 1968

Y. CONGAR, s.v. Laico : Dizionario teologico, II, Brescia 1970, 122-128

Y. CONGAR, s.v. Laȉc et laȉcat : Dictionnaire de Spiritualité, IX, Paris 1976, cc 79-87

B. FORTE, s.v. Laicato : Dizionario teologico interdisciplinare, II, Torino 1977,

333-337

ILARINO da MILANO, La spiritualità dei laici nei secoli VIII – X : Problemi di storia della Chiesa. L’Alto Medioevo, Milano 1973, 139-299

G. de LAGARDE, Alle origini dello spirito laico, Brescia 1961

L. LEITMEIER, Der Laie in der Kirche im Mittelater und im 20. Jahrhundert :  Zeitschrift der Savigny-Stiftung für Rechtsgeschichte : Kanonistische Abteilung 39 (1953), 28-45

E NIERMAN, s.v. Laici : Sacramentum mundi, IV, Brescia 1975, 655-666

J. RATZINGER, Fraternità cristiana, Roma 1960, 1-63

A. VAUCHEZ, La spiritualità dell’Occidente medioevale, Milano 1978

 

1.  Chiesa antica                 

   Il termine “laico” fa la sua prima comparsa nel cristianesimo con la lettera di Clemente (40,6) e fino al III secolo è usato molto raramente.

   Questo dato terminologico ci rimanda ad una Chiesa primitiva che nel suo interno conosce una distinzione di funzioni, ma non una distinzione di stati di vita. Per la Chiesa primitiva nel suo interno (ad intra) esiste un unico stato di vita cristiana. La Chiesa primitiva invece pone la distinzione degli stati di vita nella sua relazione col mondo esterno (ad extra), dove appunto sussiste uno stato di vita non cristiana.

   Nella Chiesa  primitiva non si pensa mai che le funzioni connesse con i ministeri ordinati danno vita ad uno stato di vita cristiana più sacrale e più attivo, rispetto ad un altro stato di vita cristiana più profano e meno attivo: nella Chiesa primitiva il ministero degli ordinati non genera dei figli, ma dei fratelli.

   Dunque nella Chiesa primitiva dei primi due secoli, benché variamente articolata, il sentimento dominante è che tutti i battezzati, e non la gerarchia soltanto, sono la Chiesa e che la chiesa vive ed agisce in tutti i battezzati. In questa prospettiva troviamo che tutta la chiesa é all'opera nella missione evangelizzatrice tra i pagani: ci sono i ministri ordinati con un ruolo primario ma non esclusivo (cfr GIUSTINO, Dialogo con Trifone, 82; GEROLAMO, De viris illustribus, 36 e 54: tra i laici illustri menzionati da Gerolamo ricordo: Aristide Marciano, Agrippa Castore, Giustino, Taziano, Modesto, Bardesane, Panteno, Rodo, Milziade, Apollonio di Efeso, Eraclito, Massimo, Candido, Appione, Sesto, Arabiano, Giuda, Tertulliano, Origene, Ammonio, Trifone, Minucio Felice, Giulio Africano, Arnobio, Lattanzio…).

   Nella stessa prospettiva troviamo che nella celebrazione dei sacramenti l'accento è posto sul soggetto liturgico totale, che é l'intera assemblea, perché tutto il popolo è sacerdotale: in tal modo senza disattendere alla diversità dei ruoli, non si riduce la presenza del laicato a passività. La tendenza non è tanto di affermare le distinzioni all’interno della unità, ma piuttosto di affermare l’unità in tutta la sua ricchezza  e varietà.

   E ancora nella stessa prospettiva ecclesiale troviamo una presenza dei laici a livello decisionale e attivo: nella elezione o approvazione dei ministri, nei concili… I laici svolgono un’azione per la comunità e nella comunità a seconda delle loro capacità (il laico Giustino pone il suo talento a servizio della difesa della fede).

     Ma abbiamo detto che a partire dal terzo secolo si diffonde l’uso del termine “laico” nel senso di “non-chierico (si noti quindi come la nozione di laico compaia senza un suo proprio contenuto positivo: si dice quel che non è, non si dice quel che è). Questa nuova situazione terminologica é il segno che la comunità cristiana ha raggiunto oramai una dimensione ed un tipo di presenza tali, che esigono una maggiore definizione organizzativa ed una precisazione dei ruoli.

     Influisce in questo lavoro un certo pensiero platonizzante, che porta a leggere l’unità come realtà articolata in senso gerarchico, quale riflesso e rappresentazione del cielo (si ricordi lo schema cosmlogico secondo cui la terra deve riprodurre il cielo).

 

2 – La situazione di “cristianità” tardo-antica e alto-medievale

       In questa fase della storia della Chiesa assistiamo all’accentuarsi della divaricazione tra laicato e clero, questa divaricazione comporta il deprezzamento dello stato laicale e insieme la progressiva tendenza a ridurre questo stato laicale alla sola sfera temporale.

·         Il deprezzamento: il diffondersi della verginità tra il clero, il sorgere e il diffondersi del monachesimo introducono ed accentuano sempre più l’dea secondo cui la perfezione cristiana sta nel distacco dalle realtà terrene e nella vita verginale con conseguente svalutazione di quella che é la ordinaria condizione di chi non è né chierico né monaco. Prende così avvio la tendenza a graduare la perfezione cristiana in base agli stati di appartenenza: la vita monastica al primo posto, la vita clericale al secondo posto e    all'ultimo posto la vita laicale. In questo contesto si produce il fenomeno del "monacizzarsi" del clero e del "clericalizzarsi” dei monaci: di conseguenza s i accentua la distinzione tra ordo spiritualis (ordo monasticus e ordo clericalis) e ordo carnalis (il laicato). Ovviamente siffatta distinzione sottintende un giudizio di superiorità dei primi due rispetto al terzo. Mentre nella Chiesa dei martiri la tensione non si dava ad interim, dentro la Chiesa, tra varie categorie di cristiani, ma ad extra, tra Ecclesia e mondo, ora nel contesto di società interamente cristianizzata la tensione si pone totalmente ad intra, dentro la Chiesa o societas Christiana, tra monaci e preti da un lato e laici dall’altro. Le differenze, che prima erano solo di funzione, di modalità di servizio dentro la Chiesa, ora diventano differenze di vita cristiana. Provano ed esaltano tale processo sia i privilegi e le immunità concesse dall'autorità statale ai chierici ed ai monaci, sia l'abito particolare che i sacerdoti incominciano a portare dal 430 circa e sia la tonsura che viene adottata dai chierici verso la fine del secolo V.

·         A questo tendenziale distaccarsi del clero e dei monaci in termini di superiorità, corrisponde una decadenza del laicato d'Occidente, soprattutto all'interno della nuova situazione creata dalle invasioni barbariche e - durante il crollo carolingio - all'interno della situazione di anarchia che caratterizza l'Occidente.

Si tratta di una decadenza della vita spirituale, decadenza connessa con il carattere molto superficiale della religiosità: non si dimentichi che abbiamo a che fare con popolazioni semibarbare, giunte al cristianesimo attraverso conversioni di massa, ancora legate alla mentalità e alle superstizioni del paganesimo: da loro il cristianesimo in gran parte é vissuto non come conversione dell’intimo, della mentalità, ma come pratica di alcuni gesti esteriori e di alcune prescrizioni legali.

Questa decadenza spirituale concede libero sfogo ai moti passionali di una società regolata ancora secondo i criteri del sangue e della forza. La decadenza del laicato si manifesta anche sotto il profilo culturale: se prescindiamo dal breve fenomeno della rinascita carolingia, che peraltro ha coinvolto solo settori molto ristretti del laicato, dobbiamo dire che i laici sono orientati dallo stato permanente di guerra non già verso gli studi, ma verso le armi: saper leggere e scrivere per tutti ancora all’inizio del secolo X è un lusso piuttosto snobbato.

La cultura intellettuale per lungo tempo rimane quasi esclusivamente riservata ai chierici. Al  di fuori dell'Italia, dove continuano a sopravvivere scuole civili a Pavia, Milano, Vercelli, Parma, Verona, Ravenna, troviamo solo le scuole delle cattedrali e dei monasteri come centri intellettuali. Questo fenomeno ha un riflesso, per esempio, nella vita liturgica: l'incomprensione del latino liturgico creerà una frattura sempre più netta tra il sacerdote che celebra e la comunità dei fedeli, anche questo contribuirà a mettere in secondo piano il tema del soggetto liturgico totale ed a sviluppare certe interpretazioni dell'Eucaristia come fatto arcano, come cosa del sacerdote, (il sacerdote celebrerà volgendo le spalle ai fedeli, reciterà il canone sottovoce).

Ancora, il predominio culturale del clero, nel contesto di coesione tipico dell'alto medio evo, induce i sovrani a fare ricorso ai chierici ed ai monaci nell'amministrazione dello stato. Deve essere però chiaro che tutto ciò non significò affatto la riduzione del laicato a mera passività nella vita della Chiesa: rimase sempre vivo il senso dell'unità del Corpo di Cristo e della missione ecclesiale, per cui il laico si trovò a svolgere effettivi compiti ecclesiali, fino all'eccesso di una chiesa in balia dei laici, eccesso che turbò la vita della Chiesa nel­ corso dei secoli IX e X.

·           Ma veniamo all’altro aspetto della vita laicale in situazione di christianitas: il progressivo definirsi del ruolo laicale nel senso di un impegno per le realtà temporali (si noti: parlo di temporali e non di realtà profane, perché come sappiamo le realtà temporali nel periodo di cui ci stiamo occupando non furono sentite come profane, ma come incluse nella Chiesa universale).

Ritengo che su questo dato (il progressivo definirsi del ruolo laicale nel senso di un impegno per le realtà temporali) abbiano influito soprattutto due fenomeni:

- la nuova situazione della Chiesa nella società,

- una certa concezione spirituale.

a.  La nuova situazione della Chiesa nella società: con la svolta costantiniana e con la cristianizzazione dei regni barbarici si é creata una simbiosi tra società temporale e Chiesa: questo fatto ha offerto ai cristiani la possibilità di partecipare direttamente alla vita politica dell'impero e dei vari regni, con una loro azione temporale, che era certo impossibile ai tempi delle persecuzioni.

b.  Una certa concezione spirituale: abbiamo già accennato alla interpretazione della vita dei chierici e dei monaci come vita in riferimento immediato e totale a Cristo e al Cielo, ciò di riflesso ha comportato una interpretazione del laicato come condizione in cui é concesso di usare delle cose della terra (proprietà, matrimonio).

Ma questo impegno dei laici nelle realtà temporali non fu inteso come funzione extra-ecclesiale, poiché alle realtà temporali non era riconosciuta una consistenza autonoma.

In questa prospettiva la Chiesa nel X secolo svolse un'azione concreta per promuovere nel laicato una interpretazione cristiana del suo ruolo temporale:

+     vediamo la Chiesa richiamare continuamente il dovere della fedeltà al giuramento, che era elemento basilare nella società feudale, strutturata secondo il sistema delle relazioni personali.

+     Vediamo la Chiesa richiamare i cristiani, che hanno potestas, al dovere di mantenere la pace e la giustizia, di difendere i deboli e gli oppressi. E ciò la Chiesa compie non solo attraverso una enunciazione di principi astratti, ma anche promuovendo interessanti iniziative concrete:

 

1.    Il movimento per la pace:

Nel sud della Francia, nella seconda metà del secolo X, l'episcopato volle reagire contro il clima di violenze e soprusi ingenerati dal particolarismo; perciò riunì dei sinodi, in cui ai nobili venne imposto di giurare:

+        di non violare i beni delle chiese

+        di non commettere violenze contro i chierici

+        di riservare anche ai beni e alle persone dei poveri (= non nobili, anche i mercanti dunque) lo stesso rispetto che veniva tributato alle chiese ed ai chierici, secondo una vecchia tradizione cristiana, secondo la quale i beni dei poveri dovevano essere assimilati ai beni di Dio.

Questa iniziativa dette avvio ad un vero movimento di pace, che penetrò nei vari strati del popolo cristiano: a questi concili di pace il popolo partecipò in maniera sempre più entusiasta e consistente, guidato dal suo clero, al punto che si potrebbe parlare di movimento religioso popolare. Ciò ebbe poi un riflesso sui costumi quotidiani: portò alla sostituzione dei duelli e delle vendette private con i procedimenti giudiziari.

 

2.     La tregua di Dio:

In connessione con il movimento per la pace si sviluppò l'iniziativa della tregua di Dio, cioè la proibizione dei duelli e delle lotte private durante alcuni giorni della settimana (dalla sera del mercoledì al mattino del lunedì) e durante alcuni periodi dell'anno (Avvento, Quaresima).

 

3.     I cavalieri:

Una terza iniziativa con cui la chiesa ha spinto il laicato verso una interpretazione cristiana dei suoi compiti temporali é rappresentata dal fenomeno dei cavalieri. La Chiesa antica non aveva mai guardato con favore all'uso delle armi e alla professione del soldato. Oddone di Cluny (930) ha scritto la Vita de sancto Geraldo comite Auriliacensis, che fu un laico, ma anche monaco quanto a desiderio. Ne elogia il rifiuto di versare sangue, presentandolo come testimone di una Chiesa che tende ancora a condannare severamente la violenza e la guerra. La Chiesa, attaccata com’era al potere regio, in un primo momento vide nei milites unicamente dei fautori di disordini e di anarchia.

Ma poi la Chiesa mutò il suo atteggiamento, dando vita ad un’azione per cristianizzare i milites. Ce ne dà testimonianza la liturgia: fino al X secolo i testi liturgici non conoscono orazioni per i soldati, ma solo per il re, in quanto ha il compito di difendere la fede cristiana; talora si ricorda l'esercito, ma solo come strumento del re nella defensio ecclesiae.

Nel corso del secolo X i testi liturgici cominciano a portare dei riferimenti alla cavalleria soprattutto nel rito della benedizione della spada e della lancia (cfr Pontificale romano-germanico composto a Magonza verso il 950).

Verso la fine del secolo X i testi liturgici cominciano a presentare delle benedizioni del cavaliere per il suo servizio in favore della cristianità: difesa dei poveri, delle vedove , degli orfani, dei monaci, dei chierici e delle chiese.

L’ideale soggiacente è quello di una vita religiosa condotta nello stato laicale e nell'uso delle armi.

I vescovi stessi fecero ricorso a questi cavalieri, allorché costituirono delle milizie episcopali per imporre e difendere le iniziative di pace.

Questo cambio di mentalità era strettamente connesso con la situazione storica, che si era determinata.

Mentre cresceva l’indebolimento del potere regio, venne a consolidarsi la forza dei milites primi et secundi ordinis.

Questo nuovo atteggiamento nei confronti dei cavalieri non era disinteressato. Come prima la Chiesa sulla consacrazione, che amministrava ai re carolingi, fondava un suo diritto di essere da loro difesa,  allo stesso modo creò un cerimoniale liturgico dei cavalieri per chiedere a loro l’impegno di comportarsi da soldati di Cristo (A. VAUCHEZ, La spiritualità dell’Occidente medioevale, Milano 1978, 76).

Una prima osservazione: si noti come con queste iniziative, maturate nel contesto di coesione il clero affermi una sua competenza nel guidare il laicato anche sul terreno delle realtà temporali; in particolare si noti che il clero afferma una sua competenza di guida anche in ordine alla vis armata dei laici. I laici dal canto loro, sempre per la mentalità dì coesione, accettarono tale posizione egemonica del sacerdozio anche nel settore temporale, aderendo alle iniziative di pace, sottomettendosi alla disciplina del cavaliere cristiano. In tal modo sul piano storico il sacerdozio venne ad acquisire un diritto, che continuerà ad esercitare anche quando con la riforma gregoriana la mentalità di coesione verrà accantonata (cfr il fenomeno crociate).

Il perdurare di tale diritto - sia chiaro - é solo storico-contingente: è connesso infatti unicamente  alla concezione storica altomedievale di coesione e non è invece intrinsecamente connesso con il carattere spirituale del sacerdozio. Questo perdurare si spiega con il fatto che anche quando si affermò sempre più chiaramente che è l’ambito spirituale la  sfera peculiare del sacerdozio, si continuò da parte del popolo secondo una mentalità agostinisto-platonizzante a riconoscere al sacerdozio, proprio in quanto spirituale, una dignitas superiore ad ogni altra dignitas terrena, fosse pure imperiale: e tale riconoscimento si espresse concretamente nella volontaria, ma tutt'altro che necessaria accettazione di quei diritti storico-temporali, che il papato ed i vescovi si erano acquisiti al tempo della coesione.

Una seconda osservazione: si noti come il movimento per la pace, l'iniziativa della tregua di Dio, l'istituto del cavaliere oltre che alla positiva funzione di promozione cristiana del laicato nel temporale, rispondevano alla esigenza di frenare la nefasta azione dei laici sulla Chiesa, sotto questo profilo le suddette iniziative preannunciarono il movimento gregoriano.